mercoledì 30 aprile 2008

Analogico VS Digitale

Sono uscito dai miei problemi di connessione in modo del tutto parziale. Tornando alla vecchia linea analogica a 56K, visto che ancora l'ADSL non funziona. La cosa mi ha fatto fare una serie di riflessioni come sempre del tutto inutili. Ma quando ci si abitua a certi standard tecnologici tornare indietro è davvero uno shock. Avete mai provato a usare vecchi sistemi operativi ad esempio? Oppure ad armeggiare con elettrodomestici antiquati?
Eppure, se in effetti le vecchie connessioni paiono di una lentezza esorbitante, in alcuni settori devo ammettere di subire il fascino dell'analogico. Dell'analogico in senso lato. Del vintage, del decaduto, del superato, del passato. Un caso emblematico è la mia passione di ritorno per il vinile, per i vecchi LP. Non arriverò mai a dire che si sentono meglio delle migliori registrazioni digitali (sebbene siano sempre meglio di certi merdosi MP3). Ma il suono è decisamente più ampio, onesto e caldo; certi difetti mi paiono bellissimi; per non parlare delle copertine, dell'odore, del rito della puntina che si posa sul vinile.
Le emozioni sono vibrazioni strane, sotterranee, indecifrabili. Di rado sono direttamente legate alla perfezione. Molto più spesso sono legate, al contrario, alle imperfezioni, ai ricordi, alle dissonanze, ai contrasti. Ad una immaterialità fatta di nessi non causali ma lirici e psichedelici. Come il modo di suonare di Danny Phantom Federici, il mio unico riferimento come tastierista quando strimpellavo, da giovane, sui palchi di mezza Milano e Provincia. Se ne è andato, Danny, da un paio di settimane. Non era il migliore. Non aveva la classe e la precisione di Roy Bittan, per intenderci. Ma era un musicista dalla straordinaria sensibilità, dalla incredibile capacità di colorire i pezzi e costruire riff o forgiare assoli dal gusto unico. Di intuire il senso e la profondità delle canzoni. Un grande del rock.
E quella stessa magia "analogica" si trova in certi vini naturali, autentici, fatti da vignaioli. Dove la perfezione stilistica e tecnica lascia spazio all'immaginazione, alla evoluzione continua, al genio umano che sempre è fallibile ed imperfetto. Analogico, appunto.
Il digitale lo lascio volentieri al mondo dei computer, con la speranza che mi si risolvano al più presto i problemi di connessione.

sabato 26 aprile 2008

Problemi di linea

La nostra linea ADSL fa le bizze da giorni. Impossibile ogni connessione. Ne ho approfittato per una salutare disintossicazione da blog, siti, e-mail e tutto ciò che ha a che fare con questa nuova forma di dipendenza che è il mondo virtuale di internet. Oggi, poi, mentre lavoravo nell'orto, c'era una luce talmente bella, accecante e pervasiva che risultava evidente la superiorità definitiva del mondo reale. Godiamo, quindi, di queste giornate, di questa stagione di crescita ed esplosione di energia, di questa nostra terra/Terra che ancora resiste alle nefandezze umane.

giovedì 17 aprile 2008

Bruce and Obama

Dear Friends and Fans:
Like most of you, I've been following the campaign and I have now seen and heard enough to know where I stand. Senator Obama, in my view, is head and shoulders above the rest.
He has the depth, the reflectiveness, and the resilience to be our next President. He speaks to the America I've envisioned in my music for the past 35 years, a generous nation with a citizenry willing to tackle nuanced and complex problems, a country that's interested in its collective destiny and in the potential of its gathered spirit. A place where "...nobody crowds you, and nobody goes it alone."
At the moment, critics have tried to diminish Senator Obama through the exaggeration of certain of his comments and relationships. While these matters are worthy of some discussion, they have been ripped out of the context and fabric of the man's life and vision, so well described in his excellent book, Dreams From My Father, often in order to distract us from discussing the real issues: war and peace, the fight for economic and racial justice, reaffirming our Constitution, and the protection and enhancement of our environment.
After the terrible damage done over the past eight years, a great American reclamation project needs to be undertaken. I believe that Senator Obama is the best candidate to lead that project and to lead us into the 21st Century with a renewed sense of moral purpose and of ourselves as Americans.
Over here on E Street, we're proud to support Obama for President.

lunedì 14 aprile 2008

La maratona

Ieri ho corso la mia seconda maratona, a Torino. Nonostante l'allenamento scarso e il non perfetto stato di forma è andata bene, ho chiuso sotto il mio personale in 3 ore e 56 minuti, secondo più, secondo meno. Rispetto alla prima esperienza, a Roma due anni fa, ho distribuito meglio lo sforzo. Non che non sia stata dura, anzi. L'esperienza mistica, psichedelica, degli ultimi chilometri di una maratona credo sia sempre la stessa, nonostante l'esperienza, nonostante l'allenamento, nonostante l'età. Perché la sofferenza è parte del gioco.
In molti mi hanno chiesto e mi chiedono quale sia la ragione per questa sofferenza. La risposta è complessa. La maratona è greca, come la storia dell'uomo occidentale. La maratona è una sfida ai propri limiti, è un viaggio alla conoscenza di se stessi e della propria forza interiore. Riassume in sé molte delle caratteristiche che accomunano le grandi avventure, dall'alpinismo alle traversate dell'oceano. La costanza nell'allenamento, la volontà nel superare i momenti difficili, la paura di non farcela, tutto è parte di un lungo viaggio verso il limite: c'entra Ulisse, c'entra la volontà di potenza, c'entrano la tragedia greca e la catarsi, c'entra la competizione e c'entra la soliderietà coi tuoi simili, sofferenti come te. La maratona è una grande, stupenda esperienza spirituale prima che fisica. Chi l'ha corsa sa cosa intendo. Sa cosa si prova negli ultimi chilometri e a quali energie si deve fare affidamento. Sa cosa si prova dopo che tagli il traguardo, le contraddizioni che ti si scatenano dentro. Che giuri di smettere di correre e già pensi alla prossima.
Dopodiché, proprio perché parte della storia occidentale, la maratona è anche sponsor, affari, starlettes, deejays, gara, e tutto ciò che fa spettacolo. Ed anche questo è parte del gioco, con buona pace di Filippide.

sabato 12 aprile 2008

Tempo di elezioni

Ci siamo quasi. Dopo lunghe riflessioni ho deciso che voterò. Non so ancora dire chi e non sono ancora nemmeno troppo convinto. Troppo evidente è la crisi della nostra politica per avere entusiasmi. Crisi politica che è la crisi di un intero paese ma che è anche la crisi in qualche modo di un intero modello di sviluppo globale. Noi italiani tendiamo, infatti, a concentrarci sui nostri difetti che sono tanti. Ed è vero che la nostra classe politica è insopportabilmente peggiore di quelle degli altri paesi europei. Eppure molti dei problemi che attanagliano le nostre società sono problemi globali, e non mi pare di vedere all'orizzonte soluzioni innovative o rivoluzionarie, né dall'amico Zapatero, né dalla brava Merkel, né dal simpatico Sarkozy. Si sopravvive. Ci si barcamena. Si resiste.
Andiamo oltre, quindi. Degli scandali vinosi nostrani non ho più gran voglia di parlare. Vi racconto, allora, un gran vino. Il Carso Malvazija Istriana 2005 di Skerk. Vino da lunga macerazione sulle bucce, non filtrato, che presenta elegantissimi sentori di pasticceria secca, di crema e di erbe aromatiche. Poi la camomilla, un finissimo sentore floreale di rosa. In bocca è acido, salato, molto lungo in chiusura. Con un tannino che avvolge la bocca, non aggressivo ma anzi molto piacevole, grazie ai ritorni di erbe aromatiche e di sensazioni balsamiche di cui è il protagonista indiscusso.
Poi un libro: Il Vento contro di Stefano Tassinari, edizioni Marco Tropea. E' la storia di Pietro Tresso, trotskista, fondatore del PCI, amico di Gramsci, ucciso dagli stalinisti durante la Resistenza. E' un libro scritto benissimo, a metà strada fra ricostruzione storica e narrativa. Non so perché ma mi ha ricordato Terra e Libertà di Ken Loach.
E infine un disco, per non far torto a nessuno: American IV di Johnny Cash. Mi ha regalato il vinile mio fratello e devo dire che sono rimasto basito dalla grandezza del disco. Un concentrato di musica popolare americana, di folk, di rock, di country, di grande canzone pop. Una sorta di testamento di una delle più grandi personalità della musica americana, fra testi biblici e chitarre vintage.

lunedì 7 aprile 2008

L'Espresso ed il Brunello

Sono tornato da Verona con un misto di angoscia e di eccitazione. Eccitazione per il fatto che i miei vini continuino ad avere un riscontro importante. Angoscia per le notizie che circolavano, per lo scandalo del brunello, per la prima pagina de L'Espresso (vedi).
Tutto si può dire tranne che si vivesse una atmosfera gioiosa. Eppure quello che mi ha datto fastidio davvero è stato l'atteggiamento medio, tipicamente italiano, per cui tutto questo rumore non fa del "bene" al mondo del vino. Mi sono accorto di non essere d'accordo con i tanti che in qusti giorni hanno scritto e riflettuto, sui blog, nei corridoi della fiera, nei bar e negli stands.
Sono spaesato, dubbioso, frastornato. Perché è tutto vero: un giornalismo forse eccessivo, un tempismo sospetto, metodi in qualche modo pericolosi. Ma al tempo stesso io in questi giorni di fiera mi sono vergognato. Vergognato per il paese in cui vivo, per i commenti che sentivo in continuazione, per l’incapacità di capire la gravità di quello che sta succedendo nel mondo del vino. E allora mi chiedo: lasciamo stare la forma, per un attimo. Lasciamo stare ovvie e basilari distinzioni legali e penali fra un liquido capace di uccidere e una frode in commercio. Ma è mai possibile che non si capisca che si è passato il limite? Che non si capisca che in questi anni di crescita sfrenata si è instaurato un meccanismo mentale per cui tutto è considerato lecito? Che almeno una cosa accumuna le differenti inchieste citate da L’Espresso, e cioé il superamento di una soglia etica per cui non importa la salute del consumatore, non importa il rispetto dei disciplinari, non importa l’origine, non importa più nulla salvo la vendita, i numeri, i bilanci, il successo?Questo è il paese dei furbi. Che si uccidano le persone o le denominazioni di origine poco conta, l’importante è farla franca, è non parlare perché ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio, è attaccare i giornalisti, sia quando tacciono sia quando denunciano. Quando tacciono sono omertosi e reticenti e quando denunciano è perché vogliono tirare la volata ai vini francesi o australiani. No, io non ci sto. Omertoso è il mondo del vino. Omertoso è un mondo che certamente è fatto per la maggior parte di persone serie e oneste ma che ha in sé una enorme serie di contraddizioni, una quantità enorme di mele marce, una quantità enorme di interessi poco limpidi e che davvero poco hanno a che fare con il mondo dell’agricoltura. I cattivi maestri, come li ha giustamente definiti Franco Ziliani, hanno seminato tanto e bene in questi anni, forse più di quel che immaginiamo. E la realtà vera è che sappiamo sempre meno che cosa ci sia nel bicchiere e a quali manipolazioni venga sottoposto il vino, in modo legale o illegale. Acidificazioni e arricchimenti come pratiche non eccezionali ma normali, concentratori, prodotti chimici di ogni natura usati ben al di là delle dosi consentite. Non sono mai stato un taliban del vino naturale ma è evidente a tutti che si è passato il segno, e lo dimostra il successo negli anni passati di chi ha intrapreso strade diffenti, che si chiamino viniveri o vininaturali o tripleA o criticalwine o come dir si voglia. Certo, si poteva dare la notizia in modo diverso, si poteva evitare una copertina eccessiva. Ma il problema non è la notizia, è la realtà. E la realtà è che molti, troppi, non hanno più chiara la distinzione fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato perché guardano solo a ciò che gli fa vendere una bottiglia in più. Purtroppo gli interessi in gioco per un radicale cambio di rotta sono troppo grandi e, passata la tempesta, i sofisticatori continueranno a fare i vini per i poveri, i disciplinari verranno adattati per consentire di fare vini più vendibili ai ricchi e le aziende legate all’enologia continueranno ad incrementare i propri utili con la garanzia dei tanti santoni delle cantine e delle loro ricette.
Per quanto mi riguarda sabato mattina mi sono fatto una bella sgambata in alta Valpolicella. Quindici chilometri di corsa in mezzo a stupendi cigliegi in fiore, terrazze fatte da muretti a secco, ulivi e vigneti. Respirando un'aria pulita, fresca, lontana da quella trita e ritrita che si respirava venti chilometri più in basso, nella piana veronese.
E poi mi sono sentito meglio.

mercoledì 2 aprile 2008

Vinitaly e altro

Venerdì e sabato prossimi sarò a Verona. Chi volesse venire a trovarmi e ad assaggiare qualche nuova o vecchia annata mi troverà presso il padiglione della Regione Marche nello stand della Azienda Agricola Malacari che, come sempre, molto gentilmente mi ospita e mi sopporta.
Non amo particolarmente la kermesse veronese, è banale dirlo. Ma quest'anno ci vado ancora meno volentieri visto che non potrò nemmeno partecipare a Critical Wine. Dopo cinque anni questo evento, infatti, non si terrà a causa dell'avvenuto sgombero del Centro Sociale La Chimica. Vorrà dire che mi aggirerò per Vinitaly con la maglietta di Terra e libertà/Critical wine, giusto per sentire meno la nostalgia. E sempre in tema di nostalgia qui si trova un filmato su La Terra Trema di novembre al Leonkavallo,
Per il resto mi aspettano il solito albergo in Valpolicella, i più o meno soliti appuntamenti di lavoro, i soliti giri per stands vari a bere vini immaturi, una cena con i clienti del nord Europa ed una con gli amici e importatori americani.
Infine annoto alcuni Riesling tedeschi che mi sono piaciuti a Dusseldorf: Weingut Becker Landgraf (Rheinessen) Herrgott Spfad 2006 (in botte grande); Heinz Schmidt (Mosel) Schweicher Annaberg Spatlese trocken 2007; Dr. Loosen (Mosel) Alte Reben trocken 2006; Georg Breur (Rheingau) Terra Montosa 2006.