lunedì 28 dicembre 2009

Fine decennio

Non ho ancora capito a quale decina appartenga lo "zero". Fatto sta che dieci anni fa ero nella Grande Mela a festeggiare la fine del millennio. E poi ci dissero che secondo alcuni matematici si sarebbe dovuto aspettare l'anno seguente... 
Allora il prossimo capodanno finiscono gli anni "zero" del duemila oppure no? Tutti pensano di sì. E via con le classifiche ed i riconoscimenti ai migliori ed ai peggiori del decennio.

A proposito, sono già passati dieci anni. Dieci anni. Dieci anni, a marzo, che Valeria ed io viviamo a Cupra. Ci siamo arrivati da figli che lasciavano la famiglia. Ed ora siamo genitori. Ci siamo arrivati con le nostre valigie cariche di sogni. Ed ora siamo qui, con qualche sogno avverato e qualcuno invece no. Fermi da un pò a stilare bilanci. (Brutta roba, i bilanci. O bella. A seconda che davanti ci sia un segno "-" o un segno "+").
E comunque siamo qui, ancora in piedi, in qualche modo indecisi sul senso da dare ai prossimi dieci. Che presumibilmente passeranno più rapidamente degli zero - che sono stati molto più veloci dei novanta - che erano più sprint degli ottanta - vere tartarughe al confronto, con tutte quelle interminabili ore sui banchi di scuola... I settanta non so, non me li ricordo.
C'è da bersi su, come sempre. Un brindisi con chi c'è, un brindisi per chi non c'è più. E via così, verso un'altra decina, verso altri sogni, chissà... 
Ben consapevole della assurdità della stupidità di queste elaborazioni da rotocalco, ecco le mie preferenze decennali: 
La vendemmia del decennio è stata la 2004
Il mio libro del decennio La Strada di McCarthy. 
E questi i miei dischi, senza alcun ordine preciso: American IV - Johnny Cash, 2002. Kid A - Radiohead, 2000. A rush of Blood to the Head - Coldplay, 2002. We Shall Overcome: The Seeger Sessions - Bruce Springsteen, 2006. Back to Black - Amy Winehouse, 2006. Sky Blue Sky - Wilco, 2007. Because of the times - Kings of leon, 2007. Pearl jam - Pearl jam, 2006. Neon Bible - Arcade Fire, 2007. Come away with me - Norah Jones, 2002.
Il film: Into the wild.
L'evento: il crollo dell'economia a fine 2008. 
Il personaggio: sì, sì, proprio lui, George W. Bush.
Anche questa è fatta. Ci vediamo nel nuovo decennio. (Ma il numero "zero" a quale decina appartiene?) 

sabato 19 dicembre 2009

La prima neve

Proprio in questo momento ci sono quattro caprioli che corrono e saltano in mezzo alla neve a 50 metri dalle finestre di casa. Mio figlio è ovviamente impazzito. Per la terza mattina di seguito ci siamo svegliati con la neve, neve dicembrina che si scioglie piuttosto rapidamente. Il lavoro rallenta ed anche Giulia pare finalmente allungare i propri sonni mattutini.
Negli ultimi tempi ho letto: A perdifiato di Mauro Covacich, gran bel romanzo su maratona, innamoramenti repentini e crisi; L'ombra di quel che eravamo di Sepulveda, nostalgico, disincantato, emozionante racconto del Cile che fu; Le vin au naturel di François Morel, centratissimo percorso attraverso i concetti ed i protagonisti del vino naturale.
Ascolto: The Black Keys, Sufjan Stevens, The Mars Volta. Roba proprio strana e proprio bella. 

domenica 13 dicembre 2009

Bologna, 15 dicembre 2009

Twinside e Gustonudo presentano: WINENOTSOUND. Quando il vignaiolo si trasforma in dj e racconta i suoi prodotti con la musica che più ama. I vini verranno abbinati alle twin tapas dello chef Gigi Grosso.
Martedi 15 Dicembre dalle 19,30 
DJ SET di CORRADO DOTTORI § LA DISTESA
Corrado Dottori dell'Azienda Vitivinicola la Distesa di Cupramontana, Marche, sarà il dj della serata e presenterà i suoi vini da coltivazione Biologica.

Twinside > via dei falegnami 6 > bologna > 051 9911797
www.twinside.netinfo@twinside.net 

martedì 8 dicembre 2009

Sancerre e Pouilly Fumé - Parte seconda

La variabilità dei vini di Sancerre e Pouilly, poiché il Sauvignon è l'unico vitigno utilizzato, deriva in gran parte dal terroir. E' quello che succede anche a Chablis con lo Chardonnay. A differenza che a Chablis, però, dove si ha la netta preponderanza di suoli argillo-calcarei soprannominati "kimmeridge", che si alternano ad argille più sciolte, in questa parte della Loira la grossa differenza fra i vigneti viene dalla presenza o meno del suolo chiamato "Silex", traducibile in italiano col termine "selce" ovvero roccia sedimentaria composta principalmente da silice. 
Oramai quasi tutti i migliori produttori tendono a vinificare le uve di vigneti piantati su
suoli "silex" separatamente. E' da queste vigne in particolare che si estraggono i sentori più classici del Pouilly Fumé: la selce, infatti, è proprio la pietra focaia, utilizzata sin dalla preistoria per accendere fuochi. Anche a Sancerre è presente tale suolo, ma in percentuale molto minore: di qui la prima grande differenza fra queste due aree davvero vicine. A Sancere prevalgono vini più fruttati ed "immediati", mentre a Pouilly prevalgono mineralità e salinità, con vini che si aprono maggiormente negli anni.
Rivoluzionario e guru indiscusso di questa zona è stato Didier Dagueneau, morto lo scorso anno in un incidente aereo. La "vulgata" è che Dagueneau sia stato il primo a vinificare separatamente i diversi suoli, fra cui le uve da vigneti silex (da cui la famosa etichetta ed il famoso vino), tanto è vero che sulle sue bottiglie il vitigno Sauvignon viene nominato come "Blanc fumé de Pouilly".
La figlia di Didier Dagueneau ci accoglie in una cantina che è molto semplicemente la più pulita ed ordinata che abbiamo mai visto. E ne abbiamo viste. Assaggiamo i vini direttamente dalle vasche di acciaio, dove vengono assemblate prima dell'imbottigliamento le diverse botti di legno, piccole e medie, dove tutti i vini dell'azienda compiono fermentazione ed affinamento.
I vini sono di una cristallina e sfolgorante freschezza. Si inizia da un "generico" Fumé de Pouilly 2008 che si distingue per un acidità malica incredibile e per impressionanti e nitide note di pera e di albicocca. Si prosegue con la cuvée Pur sang 2008: scintillante per mineralità, presenta finissimi accenni di salvia ed anice al naso ed una bocca salmastra, drittissima ed esplosiva di lime. Poi è la volta della cuvée Buisson Renard 2008 che deriva da suoli più argillosi e meno silicei. Il vino è più fruttato, largo e morbido, sebbene secondo i canoni locali, fragrante. Sono tutti vini che dimostrano per intero la loro estrema gioventù ma fanno intuire complessità e straordinario potenziale evolutivo.
Il Sancerre Mont damné 2008 è fine, a suo modo morbido, con note di fieno ed asparago, con un finale lungo e succoso. Un vino decisamente affascinante per la capacità di abbinare grande acidità ed intensa pienezza. L'ultimo vino che ci viene proposto è una delle pietre angolari del vino bianco in terra di Francia: la cuvée Silex 2008. Il vino presenta elegantissime note affumicate, di idrocarburo, agrumi, chili, pepe bianco. E' giovane, irruente, pare acqua sorgiva per quanto è straordinariamente fresco e bevibile. A centro bocca mostra sostanza e chiude in grande allungo con accenni vegetali e sapidi straordinariamente piacevoli. Si tratta di un vino dal futuro lunghissimo che ci mostra solo una parte della sua vitalità. Ma, in attesa di stappare il 2007 che porto via a 56 Euro, tanto basta.            

martedì 1 dicembre 2009

Sancerre e Pouilly Fumé - Parte prima


Mi sono spesso interrogato sul senso di raccontare degustazioni ed assaggi ai 4 lettori di questo blog. Soprattutto quando si tratta di lunghi post sui brevi viaggi in Francia che mi concedo tradizionalmente a fine vendemmia col solito gruppo di amici-bevitori-intenditori-tecnici.
La risposta è che riordinare le idee dopo una degustazione (nonché i disordinati appunti che mi ritrovo in mano) è qualcosa che mi aiuta molto nel mio lavoro quotidiano. Credo che in viticoltura ed enologia, nel senso umanistico che do ad entrambi i termini, siano fondamentali il continuo confronto con teorie e prassi differenti e la reiterata messa in discussione di ciò che si conosce o che si presume di conoscere. Non solo. Fare vino, e farlo al meglio, porta con sé quasi naturalmente la necessità di ricerca empirica davvero imponente. Questo perché le teorie, che sono necessariamente costruzioni astratte, hanno senso fino ad un certo punto una volta calate in una realtà fatta di migliaia di componenti chimici, diversità ambientali, geologiche, climatiche, socio-culturali. Insomma, per quel che ne posso capire, il vino è il regno della complessità e pertanto rifugge le soluzioni semplici e gli approcci facili.
Con questa logica, da bianchista tuttora insoddisfatto, è sempre una sfida ai limiti del possibile il confronto con in vini bianchi dei maestri francesi. E per questo motivo dopo Champagne, Alsazia e Borgogna ci restava da esplorare ancora una grande zona di bianchi: la Loira, specie là dove regna il Sauvignon Blanc.
Dopo il consueto e interminabile viaggio notturno ci ritroviamo, così, a sgranocchiare Croissant caldi sulla piazza di Pouilly-sur-Loire, appena prima di prendere possesso delle nostre accoglienti stanze nello gite di turno. 
Perché ci facciamo del male nell'aprire le danze, come tradizione, con una cooperativa è presto detto: in tutto il mondo è in questi luoghi che ci si avvicina, nel bene e nel male, alla comprensione di una zona vinicola. Cave de Pouilly, dunque. Il Pouilly-sur-loire 2006 non è niente più che fresco e lievitoso, ma il Poully Fumé 2007 già si presenta più complesso, con note agrumate, lievemente affumicate, e poi di asparago e di sottaceto. Il Pouilly Fumé vecchie vigne 2007 è più varietale, verde, contraddistinto da note di foglia di pomodoro al naso; molto verticale in bocca, segnata dal malico, ma chiusura piacevole, salina, iodata, dura, con un richiamo al cetriolo agro. 
Io odio il Sauvignon, mi ripeto come un mantra fin dall'inizio, e fin dall'inizio sono costretto a notare come non sia così infastidito dai tratti che più caratterizzano questo vitigno. Il Tonelum Pouilly Fumé 2007 da terroir Silex affinato in barrique conferma la sensazione: naso estremamente pulito, segnato da una nota fumé che ben si integra col legno, lungo, elegante, salatissimo in chiusura di bocca. Il resto della gamma si mantiene su discreti livelli e con prezzi più che abbordabili.

Dopo un breve giro per vigneti ci appare alla vista lo Chateau La Ladoucette. In questa "maison" si comincia a fare sul serio e ci rendiamo presto conto che, anche più che a Chablis, l'acidità è qualcosa con cui dovremo convivere. Il Pouilly Fumé 2007 La Ladoucette è finissimo, elegante, dalla spiccata nota minerale; note di asparago selvatico si intuiscono su uno sfondo dominato dalla pietra focaia mentre in bocca emerge un affascinante carattere salmastro, iodato ed algido, dritto, senza alcun cedimento alla morbidezza. Il Sancerre 2007 La Ladoucette è da subito più immediato: emergono sentori di muschio, lavanda, miele d'agrumi, frutto della passione, pomodoro verde. L'aromaticità è espressione di un vino ancora incredibilmente salino ed acido, dove la salivazione si fa inarrestabile dopo la prima sorsata, dove il malico conquista la bocca in modo progressivo ma non fastidioso.  E' poi la volta del Sancerre 2007 La Poussie, Sauvignon più classico, caratterizzato da profumi molto netti di mango, agrumi, frutto della passione, pepe bianco e da una bocca più pronta ed immediata, ma non banale, dove solo in chiusura si avverte una lieve nota vegetale (peperone). E' poi la volta del vino rosso, un Sancerre 2006 Comte Lafond Gran cuvèe. L'appellation prevede l'utilizzo al 100% del Pinot Nero ma siamo piuttosto lontani dalla Borgogna. Ad un naso nettissimo di ciliegia e piccoli frutti rossi, fragrante ed elegante, fa da contraltare una bocca dove prevalgono note vegetali, una magrezza eccessiva ed un finale troppo amaro ed astringente.
Torniamo in paese e, appena prima di pranzo, ci accoglie la piccola sala degustazione di Masson-Blondelet. Qui la viticoltura avviene senza l'utilizzo di diserbanti e pesticidi ma l'azienda non è a conduzione completamente bio: ci viene ricordata l'estrema piovosità della zona e la difficoltà nella gestione dei trattamenti anticrittogramici. Il Pouilly Fumé Les Pierre de Pierre 2007, su suolo silex, è subito un pò chiuso, poi presenta note minerali, di limone, su un sostrato classico "fumé". In bocca è molto molto acido, freschissimo ma davvero duro. Il Pouilly Fumé Villa Paulus 2007, su suolo Kimmeridge, è immediato, dominato da un fruttato a base di pesca bianca e da sensazioni marine in bocca che non stancano mai. Lo stesso vino nella versione 2008 è più lievitoso, molto pulito, floreale, con note molto curiose di alghe e frutti di mare. Chiusura fruttata molto diritta. Il Pouilly Fumé Tradition Cullus 2005 presenta note di pera e frutti esotici, ha un finale lunghissimo ed elegante ma risulta un pò magro a centro bocca. In generale tutti i vini, vinificati in acciaio, risultano molto piacevoli e ben fatti, forse appena un pò facili, ma espressivi certamente della denominazione. Siamo in ogni caso stupefatti dai livelli di acidità riscontrati in tutti i vini. Una acidità viva, nervosa, per lo più appagante. Ma il meglio dovrà ancora venire.