venerdì 16 dicembre 2011

Il default morale

Devo alcune risposte a Giampaolo Paglia che ha subito commentato il mio ultimo post con un paio di interventi sferzanti che riporto qui sotto:

“diritto a fare default? E il diritto dei risparmiatori, pensionati, famiglie, un po in tutto il mondo, di non perdere i soldi investiti nel debito pubblico italiano?
Questo vuol dire essere di sinistra? Scaricare sugli altri i propri problemi, non assumersi le proprie responsabilita' collettive e private?”

“ah, mi sono dimenticato, le liberalizzazioni. Gia', perche' in questo paese sciagurato purtroppo e' la sinistra che deve chiedere le liberalizzazioni, mentre la destra liberale non esiste proprio. Mentre il popolo della sinistra e' tutto li' invece ad applaudire alle lobbies del farmaceutico, dei tassisti, degli ordini professionali, ecc. Ecco la radiografia di un paese nello sprofondo”.

Nel mio post “La sinistra non c’è più” ho condensato in poche righe alcune considerazioni molto generali sul clima economico-sociale che si respira nel nostro paese. Un blog – per definizione – non è il luogo ideale per discussioni sui massimi sistemi. La sollecitazione di Paglia, però, mi costringe a chiarire meglio alcuni concetti su cui già mi ero soffermato qui, qui e soprattutto qui.
La crisi è crisi di sistema. La crisi è la crisi del capitalismo su scale globale. La finanza di rapina sta semplicemente svelando il fallimento di un modello “nato” nel 1971 con la fine di Bretton Woods e che ha avuto nella globalizzazione dei mercati finanziari negli anni novanta la sua spinta finale (definitivamente con lo sciagurato Gramm-Leach-Billey Act della amministrazione Clinton del 1999, vera causa "ultima" della crisi dei mutui sub-prime).
Ma non voglio farla lunga. Entro nel merito.

1) Il diritto dei risparmiatori di tutto il mondo. Ciò che l’economia del debito non ha mai raccontato in modo chiaro è che qualunque titolo di credtio una persona comperi presenta un “rischio”. Tale rischio è – per farla molto breve – ripagato dal tasso di interesse. Che l’Italia di per sé fosse a rischio lo racconta la storia del suo debito. Che avesse la tripla AAA fino a poco fa è un problema degli scandalosi istituti di rating e delle banche compiacenti.
2) Non assumersi le proprie responsabilità. E’ dal 1992, megafinanziaria Amato, che i cittadini italiani onesti si assumono le proprie responsabilità. Abbiamo avuto in questi anni decine di manovre e manovrine a senso unico: precarizzazioni, privatizzazioni, tagli a scuola e sanità, tre riforme delle pensioni, aumento di ogni tipo di tassa. Il risultato è che il nostro debito è rimasto sostanzialmente invariato (a parte un certo calo a cavallo fra gli anni novanta e duemila).
3) Il risultato di questa “assunzione di responsabilità”, che ha aumentato la diseguaglianza e devastato la classe media, è che siamo in avanzo primario di bilancio. Cioé al netto degli interessi sul debito il nostro budget è a posto. A parte la sciagurata gestione Berlusconi questo accadeva già coi governi di centrosinistra degli anni novanta (motivo per cui il debito è per un certo periodo sceso). Era la strategia “Ciampi”: ridurre il debito con l’accumularsi negli anni di molti avanzi primari.
4) C’è un “ma” grande come una casa: tale strategia dipende fortemente dalla crescita del PIL. Se non c’è crescita è quasi impossibile realizzare duraturi avanzi primari. Ora, da che mondo è mondo, la strategia per crescere necessita di interventi pubblici. Se non in termini di interventi diretti perlomeno in termini di incentivi, fiscali o meno. Oggi – come è evidente a chiunque – non abbiamo spazi di bilancio per veri interventi di crescita.
5) Siamo in recessione. Cioé scende il PIL. La revisione 2012 parla di un ulteriore -1,6%. Cioé cala l’occupazione. Cioé cala il potere d’acquisto (la domanda aggregata). La manovra è obiettivamente recessiva (ogni manovra lo è, questa di più). Ciò significa che  stabilizziamo il deficit ma riducendosi il denominatore del rapporto deficit/PIL a breve avremo bisogno di una nuova manovra. E’ un circolo vizioso che non è possibile spezzare stante questa situazione globale. Non solo: è una situazione oggettivamente mai capitata dal dopoguerra; siamo stati in recessione nel 2008, nel 2009 e ci siamo ora. Non è mai capitata una serie storica simile.
6) Arrivo al “dunque”: non esiste in storia economica un esempio di paese che è uscito da livelli elevatissimi di debito pubblico quale quello italiano senza una di queste due opzioni: iperinflazione oppure ristrutturazione del debito. Noi non possiamo stampare moneta stando nell’area euro, dunque la prima alternativa (che in ogni caso è a mio avviso peggiore ancora) non è percorribile.
7) Liberalizzazioni: è presto detto che sono favorevole a liberalizzare i taxi e le farmacie. Mi fa incazzare che una grande forza di “sinistra” le proponga come soluzione ad una situazione macroeconomica totalmente compromessa. L’impatto sulla crescita ci sarebbe ma molto limitato e molto spostato in avanti nel tempo. Non è una panacea ai mali italiani semmai uno specchio per le allodole. Peraltro stiamo ancora aspettando le riduzioni nelle assicurazioni RCauto promesse dalla “lenzuolata” di Bersani – governo Prodi – nel 2007.

In conclusione: pensare che questa manovra lacrime e sangue “salvi l’Italia” è illusorio. Stimo Monti e so che lo sa. Poteva osare ma l’avrebbero fatto cadere. Ha preferito impaludarsi ed ora purtroppo è ostaggio non solo di lobbies ma di partiti ridotti a bande di peones. La situazione è drammatica perché non manca solo una destra liberale ma anche una sinistra socialista. Manca tutto, insomma. Il default italiano è un fallimento morale e culturale prima che economico. E’ il default di una intera classe dirigente. E’ il default della politica e della sua rappresentazione. Non c’è via di uscita se non ce ne liberiamo. Se non ripartiamo da zero. Dalle fondamenta.
- La ristrutturazione del debito si può fare in mille modi. Non chiamiamola default, chiamiamola ristrutturazione controllata (si allungano i tempi di rimborso su ogni scadenza o si decurta di una percentuale il valore dei titoli), magari escludendo i piccolissimi risparmiatori e/o i fondi pensione.
- L'alternativa è fare una patrimoniale seria chiedendo un ultimo enorme sforzo ai cittadini –in modo progressivo – con una tassa di scopo una tantum (circa 10.000 euro a cittadino in media), destinata alla riduzione del debito (proposta Amato di qualche mese fa).
Nel primo caso le perdite graverebbero principalmente sui paesi esteri che hanno acquistato il nostro debito e ci sarebbero ripercussioni serie in Europa. Ma se fosse una via "concertata" potrebbe dare il via ad una nuova stagione. Nel secondo caso il peso ricadrebbe principalmente sui cittadini italiani. Ma se è vero come è vero che l'intero stock di ricchezza italiana vale molte volte il suo PIL le risorse potrebbero esserci.
In ogni caso la strada è solo una: ridure ORA il debito ben al di sotto del 100% del PIL (Roubini suggerisce di stabilizzare al 90% il rapporto): significa trovare o consolidare 450 miliardi di euro.
Questo è essere responsabili per me: raccontare per la prima volta la verità ai cittadini, cioé che la situazione economica italiana non è più sostenibile. Ripartire, liberando miliardi di euro di interessi che pagheremmo sul debito per fare investimenti, ricerca, incentivi alle aziende, riduzione mirata del carico fiscale, stabilizzazione dell’occupazione.
Questo io mi aspetto dalla sinistra. Che, però, non esiste più.

2 commenti:

gianpaolo paglia ha detto...

purtroppo ora non posso rispondere come merita il tuo approfondimento, ma mi pizzicano le mani dalla voglia di farlo., tanta e' la carne al fuoco.
Mi limito per ora, reduce da un volo lunghissimo in compagnia di tanti italiani, tra cuimun gruppone facente parte di una grande azienda, a tratteggiare alcuni aspetti del carattere nazionale che hanno forti implicazioni anche a livello macroeconomico, con l'intenzione di delinearne i collegamenti in seguito:
- assoluta repellenza alle regole
- semmai, le regole possono al limite andar bene, ma ovviamente non si applicano al sottoscritto
- provincialismo, a volte imbarazzante
- maleducazione, anche questa imbarazzante, propria di chi non e' stato educato alla convivenza civile
- nessun senso del vivere comune e del bene comune
a presto, e vedremo perche' l'economia dipende da questi caratteri, e come si puo' fare per cambiarli, senza condannare ulteriormente all'infamia e alla scarsa stima verso l'esterno, e verso l'interno, di questo nostro sciagurato paese.

Gabriele Ferrari ha detto...

Gran post. Aspetto con ansia la risposta di Gianpaolo, intanto giro il link ad un po di amici.