sabato 27 agosto 2011

Vendemmia precox

Con circa tre settimane di anticipo rispetto al solito, fra uno o due giorni si inizierà a vendemmiare a La Distesa. L'altro ieri viaggiavo in macchina in zona coperta da alberi e il cruscotto segnava 41°. così, tanto per intendersi. Le campionature danno dati strani, con zuccheri alti ma anche acidità notevoli. E con grosse variabilità fra zone in sofferenza da caldo e siccità e zone più a loro agio.
Vedremo. Certo, non ero granché pronto mentalmente.

sabato 20 agosto 2011

Bon Iver ed altre cose

Si fa un gran parlare di questo ragazzo barbuto. Ha appena pubblicato il secondo disco, dopo che il suo primo era stato il classico "caso editoriale". Non riesco a capire se mi piace o no.


C'è chi dice sia un genio, chi dice sia fra le migliori robe degli ultimi anni. Non so. Sarà la voce, che è sì straordinaria ma non proprio nelle mie corde. Boh. Aspettiamo. Come una boccia di vino che si apre oggi e non dice un gran che, ma poi lasciata lì qualche giorno all'aria poi ci rimetti il naso e comincia a parlare.
A proposito. Ho le prime bottiglie di Metodo Classico La Distesa. Sboccatura fatta da quindici giorni. Annata 2004, circa sette anni sui lieviti, cento per cento Verdicchio. A parte una bolla spessa che se la vede un produttore di Champagne ride per un mese di seguito, son contento. Ancora non ci sono nome ed etichetta, ma il tutto verrà definito a breve. Il fatto è che non facendo più fiere a chi lo faccio assaggiare?

sabato 13 agosto 2011

Credibilità

Quarantacinque miliardi di euro perché non siamo credibili. Perché il tempo della fiducia nell'Italia è finito.
Nel capitalismo finanziario odierno non conta quello che produci e come lo produci. Oggi l'economia reale vale zero. Quello che conta è che ogni mese vai sul mercato e cerchi di collocare quei titoli pubblici che ti servono per andare avanti, per galleggiare, per non chiudere baracca e burattini. Per venderli devi pagare un prezzo e questo prezzo è il tasso di interesse. Più sale questo prezzo e più ti costa finanziare i tuoi vizi, si chiamino Province inutili, menù agevolati, spese eccessive per la gestione del consenso politico e chi più ne ha più ne metta.
Siamo come una famiglia in cui c'è qualcuno che gioca d'azzardo, qualcuno che beve, qualcuno che va a puttane. Non siamo credibili. A questa famiglia chi concederebbe un mutuo? Siccome la famiglia tutto sommato è stata importante si fa un'eccezione e magari il mutuo glielo si dà. A tasso variabile. Questa famiglia ha un figlio perbene: si chiama classe media - lavoro dipendente. Ogni volta che la rata del mutuo sale si chiede un contributo al figlio perbene. Poi si continua ad andare a puttane e a giocare d'azzardo. Al figlio perbene piacerebbe che tutti i suoi contributi andassero per investire in questo paese, in questa famiglia. Per fare ricerca, per assumere giovani, per comprare macchinari. Invece no. I suoi contributi servono solo a pagare gli interessi del mutuo che salgono sempre più perché c'è qualcuno che va a puttane e gioca d'azzardo.
Quarantacinque miliardi di euro dagli italiani, sempre gli stessi, perché siamo un paese sull'orlo del fallimento. E tutto perché non siamo credibili.
E se la classe media diventasse alla fine povera?
E se il figlio perbene alla fine s'incazzasse davvero?
E se fosse giunto il momento di ritornare semplicemente ad essere "credibili"?

PS Aggiornamento del 17 agosto: dopo il vertice franco-tedesco pare tornata di moda la cosiddetta "Tobin tax", roba da no-global di una volta. Qui un bel pezzo di Repubblica sulla questione: http://www.repubblica.it/economia/2011/08/17/news/serve_la_sabbia_negli_ingranaggi_il_ritorno_benedetto_della_tobin_tax-20537968/?ref=HREA-1 

mercoledì 3 agosto 2011

Il piccolo aviatore


Era la sera dell'8 maggio 1982 quando il telegiornale diede la notizia della morte di Gilles. Per me, come per moltissimi altri, era una divinità, un eroe, una figura mitologica. Non era possibile, non era giusto. Avevo dieci anni, mi chiusi in camera, mi sdraiai sul letto e piansi disperatamente. Forse l'ultimo pianto da bambino. Fu la prima e definitiva presa di coscienza dell'esistenza e della irrevocabilità della morte; in qualche modo uno spartiacque.
Ho appena finito di leggere "Il piccolo aviatore" di Andrea Scanzi. Un bel libro che ripercorre la vita di Gilles, la sua follia, il suo romanticismo. Quel folle sogno, che fu di James Dean e di Jim Morrison, di superare il limite, di vivere sempre all'estremo, di varcare le porte della percezione. Controllare l'incontrollabile, sfidare la ragione: forse per questo dopo Gilles mi sono piaciuti piloti diversi. Non Senna, non Mansell, non Hamilton. Perché di Gilles non ce ne saranno mai più e allora tanto vale gustarsi la razionalità dei Prost, degli Alonso, dei Button.
"In quella gara la Ferrari aveva montato un motore sperimentale sulla sua macchina. C'era solo quell'unico esemplare, era importante rimanere in gara molti giri, per provarlo.
Forghieri chiese a Gilles di non curarsi del Gran Premio: dimenticati il piazzamento, pensa solo a collaudare il motore per 300 chilometri. Villeneuve disse sì. Ma superò quattro macchine alla partenza. Poi cercò di superare la quinta. La quinta era l'Alfa di Giacomelli. La centrò in pieno. Volò prima in aria, poi sulle gomme di protezione della curva Tarzan.
Non aveva percorso neanche un chilometro".