venerdì 27 dicembre 2013

La grande bellezza

Alla fine sono riuscito a vedere La grande bellezza di Sorrentino. Me ne avevano parlato benissimo e malissimo. Ho letto commenti e recensioni, un po' intimidito dai paragoni con Fellini ed Antonioni.
Avevo amato Le conseguenze dell'amore e ammirato Il divo, e persino parlato bene di This must be the place (più che altro per il mio malato rapporto con Sean Penn). Per dire che da scarsissimo frequentatore dei lidi cinematografici quale sono le aspettative erano alte.
Dunque, eccoci.
Parte e il film e vengo tramortito da un inizio devastante. Pessimo. Tra i peggiori che io ricordi. Mia mamma se ne va dopo dieci minuti, Valeria resiste quindici. Io insisto.
Arriva il Sorrentino più visionario, Servillo fa il suo mestiere, sebbene cominci a essere sempre troppo uguale a se stesso, arrivano pure dieci/venti minuti di grande cinema, tra dialoghi centrati e sequenze splendide. Ma il film è lungo e lento, ed io amo i film lenti, ma è lungo e lento nel senso che mi disturba proprio perché la sceneggiatura è inesistente e quando c'è è assolutamente non credibile - a volte addirittura irritante. L'artista nuda che va a cocciare la testa è una scena grottesca, ma di un grottesco non poetico, le comparsate della Ardant e di Venditti c'entrano come il cavolo a merenda, alcuni dialoghi sono patetici, così come l'arresto del mafioso o la giraffa del mago. Pure la "santa" è un espediente narrativo debolissimo. E ci si potrebbe limitare a questo. Ad una specie di racconto/romanzo di Ammaniti, e ho detto tutto.
Ma no, c'è di più.
La grande bellezza è un film reazionario. Dove l'arte per l'arte diventa artificio per scusare un reale che sembra apparentemente criticare ma che in realtà giustifica. 
Una certa Italia è così. Muore e agonizza nel vuoto, ma in fin dei conti a salvarci viene la grande bellezza: Roma. L'Italia paese d'o Sole. Che è come dire "italiani brava gente" oppure "gli italiani alla fine cadono sempre in piedi, grazie alla creatività e alla bellezza del loro paese". Cazzate, ovviamente. Che qui a forza di rappresentare la merda nella merda ci sprofondiamo sempre più senza neanche sentirne nemmeno l'odore.
Forse vent'anni fa mi sarebbe piaciuto il cinismo del personaggio. O la decadenza putrescente di una trama che non c'è. 
Oggi no. Oggi non c'è più tempo. Oggi sento bisogno di qualche forma di ribellione e non di film che tentano di imitare un modo grande di fare cinema italiano solo per blandire gli americani e portare a casa un Oscar.
E sì, la fotografia è come sempre fantastica. Ma allora potevi fare il fotografo. E sì, il barocco di Roma è stupendo. Ma allora potevo guardare un documentario della bbc.